Pubblicato: Febbraio 9, 2023

Certificare, ovvero “rendere certo”.
C’è un elevato contenuto di “oggettività” in questo verbo, che in qualsiasi attività professionale e produttiva può assumere un’importanza estremamente rilevante.

Le certificazioni hanno implicazioni:

  • sull’acquisizione e sul consolidamento di mercati;
  • sul dialogo col consumatore e la sua fidelizzazione;
  • sulla determinazione del valore di prodotti, servizi, processi e competenze.

Nel settore vitivinicolo le certificazioni da decenni hanno un ruolo da protagoniste nella parte della filiera che coinvolge la cantina (BRC, IFS, ISO…), mentre con riferimento alla gestione del vigneto hanno fatto la loro comparsa in tempi più recenti. In entrambi i casi, esse trovano applicazione nel fornire al consumatore informazioni trasparenti sulle pratiche utilizzate lungo la catena produttiva che porta al vino finito e garantiscono che siano rispettati determinati standard, soprattutto di tipo qualitativo e di tipo ambientale.

Per le aziende vitivinicole singole, le realtà cooperative e i Consorzi, Enogis può essere uno strumento di grande utilità nell’ottenimento di specifiche certificazioni riguardanti la gestione del vigneto, grazie ai tool in esso contenuti, che consentono di gestire in maniera razionale e automatizzata i controlli necessari.

Che tipi di certificazioni esistono?

In senso lato, esistono molti tipi di certificazioni (per esempio tecniche, linguistiche, professionali…), ma nello specifico quelle che hanno valore nel settore vitivinicolo sono:

Certificazioni di prodotto: dimostrano che un prodotto soddisfa determinati standard di qualità o sicurezza.

Certificazioni di sistema o di processo: dimostrano la capacità di un’organizzazione o di un’azienda di strutturarsi e gestire le proprie risorse e i propri processi produttivi in modo tale da soddisfare determinati requisiti, stabiliti dalle parti interessate.

Certificazioni ambientali: dimostrano che un’organizzazione o un’azienda adotta pratiche ambientali sostenibili e conformi a determinate norme e standard.

Chi sono i protagonisti di un processo di certificazione?

In un processo di certificazione gli attori in gioco sono stanzialmente tre:

  • lo Scheme Owner ovvero la persona o l’organizzazione responsabile per l’elaborazione e il mantenimento di uno specifico schema di certificazione;
  • il soggetto (persona fisica, azienda, organizzazione…) che intende far certificare un processo, un prodotto, una competenza o altro;
  • l’ente certificatore, che per poter operare deve essere accreditato da enti preposti. Si tratta di un soggetto terzo che, in maniera imparziale, indipendente, corretta e competente, ha il compito di verificare la rispondenza ai requisiti previsti dallo standard cui fa riferimento la specifica certificazione. L’Italia conta circa una decina di enti certificatori attivi nel settore vitivinicolo.

Perché ottenere certificazioni?

I vantaggi che un’azienda deriva dall’ottenimento di certificazioni sono diversi e strettamente connessi alla tipologia di certificazione. Tuttavia, in linea generale possiamo affermare che un’azienda che intraprende un percorso di certificazione dimostra una volontà di trasparenza, che verso l’esterno si può tradurre in:

  • un vantaggio competitivo sul mercato;
  • un miglioramento del dialogo con “il territorio” in cui l’azienda è ubicata;
  • un incremento della brand reputation e della credibilità;
  • una maggior facilità di accesso a fondi e finanziamenti;

Internamente all’azienda un processo di certificazione può portare ulteriori vantaggi in termini di organizzazione del lavoro, efficienza, coinvolgimento e benessere dei dipendenti.

Le certificazioni nel settore vitivinicolo

Al pari delle aziende operanti in qualsiasi altro settore produttivo, anche quelle vitivinicole possono certificarsi con riferimento a standard internazionali, come gli ISO. A titolo di curiosità, si segnala che è di qualche settimana fa l’attribuzione della prima certificazione di “Turismo Sostenibile” in Europa, in base alla norma ISO 21401, all’Agriturismo Villa Petriolo di Cerreto Guidi, Firenze (ente certificatore: Valoritalia).

Nel caso specifico della certificazione biologica, il riferimento è costituito dai Regolamenti Ue emanati in materia a partire dal 1992.

Merita invece un inquadramento a sé il tema della certificazione della sostenibilità. In ambito vitivinicolo, essa ha vissuto una fase di grande fermento negli ultimi dieci anni, durante i quali hanno visto la luce alcuni protocolli a valenza locale (es. RRR in Valpolicella, New Green Revolution a Montefalco e Sostain in Sicilia) e alcuni progetti di valenza nazionale, dei quali a oggi ne risultano operativi tre: Viva, Equalitas e SQNPI.

Viva: progetto patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e coordinato dall’Università Cattolica S.C. di Piacenza. Permette la certificazione di organizzazione e di prodotto. Si basa sul calcolo di 4 indicatori (Aria, Acqua, Vigneto, Territorio) effettuato grazie a una piattaforma informatica messa a punto nell’ambito del progetto.

Equalitas: standard privato promosso da Federdoc che permette di certificare prodotti e organizzazioni, ma anche territori: la certificazione può infatti essere ottenuta da un Consorzio se questo certifica almeno il 60% del territorio della Denominazione di Origine di competenza. Il protocollo considera tutti e tre i pilastri della sostenibilità (ambientale, sociale ed economico) valutando, oltre alle buone pratiche agricole, anche quelle di cantina, economiche, sociali e di comunicazione. Esso misura inoltre tre importanti indicatori ovvero: Carbon Footprint, Water Footprint e Biodiversità.

SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata): progetto del MIPAAF (attuale MASAF) che certifica il rispetto delle norme di difesa integrata volontaria a livello regionale per tutte le colture agricole e impone di fare le analisi dei residui. Certifica il processo di produzione agricola e anche il prodotto, se si garantisce la tracciabilità delle produzioni. Permette la certificazione non solo delle singole aziende agricole ma anche di filiere di produttori associati. Il capofiliera ha la responsabilità di gestire la certificazione e di fare il 100% di autocontrollo sui partecipanti alla filiera. L’organismo di controllo rilascia una certificazione che vale poi per tutti gli aderenti alla filiera.

Lo Standard unico

Nel marzo 2022 è stato pubblicato il Disciplinare relativo al “Sistema unico di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola italiana”.

Nel documento con cui il MIPAAF approva il Disciplinare, si legge all’articolo 2 che “L’adesione al Sistema di certificazione della sostenibilità vitivinicola è volontaria e avviene, da parte di aziende singole o associate, attraverso le modalità di adesione, gestione e controllo già in uso per il Sistema di qualità nazionale della produzione integrata (SQNPI)”. Il processo di integrazione dei tre sistemi di certificazione esistenti (SQNPI, Equalitas, VIVA) verrà portato a termine nel 2023 e consentirà ai produttori certificati di utilizzare uno specifico logo in bottiglia.

Successivamente, per ottenere certificazione e logo, oltre all’adesione al sistema SQNPI sarà necessario rispettare obblighi aggiuntivi che il Disciplinare riporta a due fasi principali del processo produttivo: fase agricola e fase di post raccolta e trasformazione. In ognuna delle due fasi, gli obblighi sono descritti facendo riferimento a tre pilastri: ambientale (tutela della biodiversità e del paesaggio), sociale (con particolare attenzione alle condizioni dei lavoratori) ed economico (quest’ultimo in riferimento alla sola fase di post-raccolta e trasformazione).

I controlli, fattore chiave per le certificazioni

Una certificazione può essere rilasciata, da un ente terzo, soltanto a seguito della verifica del rispetto dei requisiti previsti dallo standard di riferimento. Per il soggetto o l’azienda che intenda certificarsi è dunque fondamentale poter monitorare in maniera efficace ed efficiente l’effettivo adeguamento a quanto richiesto.

Alle aziende vitivinicole, singole o associate, alle organizzazioni di produttori e ai Consorzi di Tutela che intendono ottenere le certificazioni di sostenibilità previste dagli standard SQPNI ed Equalitas, Enogis offre una serie di strumenti sviluppati per facilitare e automatizzare i controlli necessari.

Nel caso di SQNPI, Enogis consente di verificare: 

  • la conformità a quanto previsto dal PAN (attualmente in revisione), ad esempio per quanto concerne il possesso e la validità del patentino necessario per gli operatori che maneggiano e distribuiscono i prodotti fitosanitari o l’effettuazione del controllo funzionale e della taratura delle irroratrici;
  • che l’utilizzo dei prodotti fitosanitari avvenga nel rispetto delle indicazioni riportate in etichetta: colture su cui sono ammessi e relative fasi fenologiche, avversità gestite, dosi, numero massimo di trattamenti ammessi, regole per il rispetto delle buffer zone…
  • il rispetto delle norme previste dai disciplinari di produzione integrata regionali o da disciplinari più restrittivi, adottati da Comuni o singole aziende. Questi disciplinari impongono spesso restrizioni sull’elenco delle sostanze attive utilizzabili per la difesa delle colture oppure restrizioni maggiori rispetto a quelle riportate nelle etichette dei prodotti in termini di numero massimo di trattamenti o fasi fenologiche in cui è possibile applicarli;
  • per le concimazioni, il rispetto dei quantitativi massimi di macroelementi che è possibile distribuire nell’arco dell’anno;
  • per l’irrigazione, i consumi idrici massimi ammessi;
  • la congruità del magazzino prodotti con gli acquisti effettuati e le quantità distribuite in campo.
  • Il raggiungimento del numero minimo di pratiche ecologiche necessarie, come ad esempio l’utilizzo di muretti a secco e siepi, la creazione di zone per favorire gli impollinatori, l’inerbimento dei vigneti a filari alterni, etc.

Nel caso di Equalitas, Enogis gestisce controlli simili a quelli elencati per SQNPI, ma anche alcuni particolari requisiti richiesti da questo standard, come ad esempio:

  • la necessità di riservare specifiche percentuali della SAU ad aree non coltivate;
  • indicazioni più restrittive rispetto a quelle dello standard adottate in specifiche zone di produzione, come quella del Prosecco Doc, dove il Consorzio di Tutela impone norme proprie per l’ottenimento della certificazione Equalitas (ad esempio l’obbligo di utilizzare i DSS per la gestione della difesa e dell’irrigazione).

Sempre per quanto concerne Equalitas, Enogis contiene una checklist che consente di imputare al sistema tutti i dati necessari al calcolo della Carbon e della Water Footprint.

Enogis facilita e automatizza il controllo simultaneo di più registri di campagna e l'individuazione di eventuali non conformità.

Enogis per i controlli nelle certificazioni di territorio

L’utilità di Enogis nell’effettuazione dei controlli di conformità è particolarmente evidente nel caso di progetti di filiera o di territorio che contemplino certificazioni di sostenibilità. Il capo filiera, che ha l’obbligo del controllo del rispetto dei requisiti per il 100% dei soggetti che partecipano al progetto, con Enogis ha a disposizione tool e dashboard che forniscono una visione sinottica della situazione e permettono di individuare in maniera rapida e agevole le non conformità su cui è necessario intervenire.